lunedì 11 febbraio 2013

Valeria Bertolacci: "Al Barga sto vivendo la mia seconda giovinezza"

Cominciamo con una simpatica rubrica che, ogni settimana presenterà una giocatrice della squadra cercando di capire il suo pensiero sul mondo del pallone, il suo stato d’animo e gli aspetti più simpatici e curiosi.   E non potevamo non cominciare con il capitano Valeria Bertolacci. Classe 82, roccioso difensore è reduce da una stagione positiva a Bagni di Lucca dove ha ottenuto la promozione in Serie C. Si è però rimessa in gioco accettando di calarsi in una realtà del tutto nuova. "Valeria - racconta l'allenatore - è stato un tocco non solo di esperienza ma di saggezza e di grandissimo aiuto per tutti noi. Fin dal primo momento di conoscenza ho pensato che potesse e dovesse avere un ruolo importante. Così è stato e sono entusiasta di averla a disposizione".
Quando e perchè hai cominciato a giocare a calcio?
“Ho cominciato – racconta Valeria - sfondando il muro di casa e le piante di mamma a suon di pallonate. Sugli 8-9 anni invece ho iniziato a giocare qualche volta con i bambini del Borgo a Mozzano, anche se più che altro mi allenavo. Non ho mai avuto molto spazio, anche se a mio parere ero molto più brava di altri. Ho iniziato perché mio cugino giocava, ed essendo il mio compagno di calcio nel giardino di casa l’ho dovuto seguire per forza, ed ho convinto i miei genitori. Mi trovai alle prese con  un allenatore molto scettico che poi dopo si è vantato di essere stato il mio primo mister”.
Cosa pensi del calcio in generale e del calcio femminile in particolare?
“Penso che il calcio in quanto sport di squadra, sia un’ottima palestra per la vita dal momento che insegna a crescere ed a stare con gli altri. Aiuti i compagni, gioisci, esulti, soffri e piangi insieme. Non mi piace il calcio a grandi livelli in quanto personalmente penso che più che uno sport sia ormai diventato una macchina per i soldi, per nutrire solo le grandi società ed i singoli giocatori che giocano solo per se stessi. Al contrario penso che il calcio femminile conservi ancora valori che dovrebbe contraddistinguere questo sport. Nonostante la quasi nulla  visibilità che in Italia abbiamo attraverso i media, esiste un mondo di calciatrici che invece vorrebbero avere più spazio. Servirebbero campi disponibili, società disposte a formare bambine e ragazze per creare nuove squadre, insomma tutto quello che invece esiste al maschile. Per lo meno si dovrebbe essere agli stessi livelli del femminile in Europa e nel mondo. Penso anche che il calcio femminile dovrebbe avere una sua lega professionistica che possa spronare tutte le dilettanti ad ambire sempre più in alto ed alzare il livello di bravura complessivo”.
Nonostante proposte di categoria superiore hai scelto di ripartire da zero, cosa ti ha convinto?
“Mi ha convinto l’amore e la dedizione per il calcio femminile dimostratami più volte da due persone: il nostro attuale Dg Flavio Stefani ed una persona che mi ha sempre seguito anche quando giocavo altrove e ha sempre sostenuto le mie capacità: Marco Fabbri. Entrambi hanno creduto in me mentre altri mi hanno scartato. All’inizio ero scettica nel dover ricominciare da capo. Nuove compagne, nuovo allenatore, nuovo campo. Ero preoccupata anche che il mio rendimento, dovendo giocare con la maggior parte di ragazze inesperte, sarebbe calato. Ma fortunatamente mi sbagliavo. Ho voluto raccogliere una sfida”.
Personalmente che momento stai vivendo all'interno del Barga?
“Sto vivendo una seconda giovinezza. Sinceramente non mi sono mai sentita utile e apprezzata come in questo momento ed in questo gruppo. Ho ritrovato la voglia di giocare e di misurarmi. In estate avevo espresso la volontà di smettere per dedicarmi ad altri hobby ed attaccare le scarpette al chiodo, volevo staccare. Il Barga mi sta dando delle soddisfazioni inaspettate e sto continuando a crescere anche io come giocatrice e come persona”.
La stagione vissuta fino ad ora è in linea con le tue aspettative?
“In realtà la stagione non è affatto in linea con le aspettative che avevo, direi che le supera alla grande. Ad inizio stagione pensavo che avremmo perso la maggior parte delle partite con punteggi passivamente imbarazzanti, non avevo mai giocato in una squadra che aveva cosi tante giocatrici in erba. Invece con mia grande sorpresa e quella di tutti quelli che non ci davano una lira, stiamo proseguendo la nostra avventura nel campionato levandoci grandi soddisfazioni e racimolando punti e punticini”.
Cosa pensi della tua squadra attuale e come ti trovi con le tue compagne?
“Penso che il nostro sia un gruppo acerbo sotto tanti punti di vista, siamo alle prime armi e di strada ce n’è ancora tanta da fare. Bisogna migliorare su tanti aspetti calcistici ma soprattutto a livello mentale. Penso anche che ogni mia compagna con il suo carattere diverso contribuisce a dare al collettivo tutto quello di cui una squadra ha bisogno, vedo altruismo, voglia di imparare, e nonostante qualche mugugno sono sempre li ad allenarsi ed imparare. Le vedo come delle piccole sorelline da guidare, cerco di dare sostegno a tutte e nel mio piccolo, insieme al mister trasmettere tutta l’esperienza che ho, sono delle ragazze fantastiche, e non poteva che uscirne fuori un gruppo stupendo”.
Il fatto di essere la più "vecchia" del gruppo ti mette in difficoltà o a tuo agio?
“Non dimostrando affatto i miei 30 anni  mi trovo benissimo . Mi sento un po’ un outsider del gruppo per alcune cose, ma per il resto sono riuscita ad integrarmi benissimo con tutte loro, mi piace il fatto di essere un punto di riferimento e che mi cerchino per parlare, confrontarsi o chiedere consigli calcistici e non. Nel mio passato ho giocato con compagne più grandi ed esperte  di me che non sempre hanno dispensato consigli o mi hanno incoraggiata. Io invece trovandomi in questi panni voglio che mi stimino e rispettino per essere un giorno quello che sono io per loro adesso. E’ per questo che cerco sempre di allenarmi il più costantemente possibile e trovare ogni giorno nuovi stimoli. Far trasparire quanta passione ci metto è fondamentale”.
Qual'è stata la maggiore soddisfazione che hai avuto nel calcio e quale invece il momento più brutto?
 “Comincio dal momento più brutto. A livello fisico credo sia stato l’infortunio al ginocchio, l’operazione e il conseguente recupero faticoso per rientrare in squadra, ho pensato di mollare tutto e smettere perche non riuscivo ad essere al passo con le compagne. Moralmente invece è stato quando nonostante allenamenti continui, dedizione alla squadra e non pochi sacrifici lavorativi sono stata messa da parte per qualcuna che invece di tutto questo niente aveva o faceva. Il momento più bello invece è stato vincere la prima partita con il Barga contro la seconda in classifica: un abbraccio con mister e compagne che mi ha strappato lacrime di gioia”.
Fino a quando pensi di giocare a calcio?
 “Bella domanda, al momento non saprei. Finchè le ginocchia e il fisico mi sostengono vado avanti perche la passione non può scomparire mai”.
Cosa faresti per dare spazio e visibilità al calcio femminile?
“L’ unico modo per far emergere il calcio femminile penso che sia l’interessamento delle varie società calcistiche ad avere un vivaio di bambine e di conseguenza di ragazze che possano crescere come e quanto i colleghi dell’altro sesso, ci vorrebbero persone disposte a spendere un po’ di soldi ed un po’ di tempo anche per noi. Si dovrebbe scommettere su di noi;  i media potrebbero anche darci una discreta mano. Come hanno fatto con il rugby in questi ultimi anni, anche noi potremmo avere appassionati che ci seguono e ci sostengono e si potrebbero creare nuove squadre e invogliare le ragazze a cimentarsi e perche no ad appassionarsi. Io lotto continuamente per il calcio femminile, sono contenta di avere un mister e una società che credono in noi”.
Esse emme

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